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L'EX CALCIATORE MICHELE PADOVANO TRA I PREMIATI DELL'HARMONY AWARD #STOPVIOLENCE

163238810 b3070932 eccb 479f a629 a54383a5f14eConosciamo meglio Michele Padovano, ex calciatore tra i bomber più importanti del primo grande ciclo vincente di Marcello Lippi, entrato di diritto nella storia della Juventus. Vittima di un processo che, solo dopo 17 anni, l’ha visto affermare la sua innocenza, il campione riceverà il prossimo 29 settembre l’Harmony Award #StopViolence al Teatro Verdi di Monte San Savino.

Torinese di nascita, tifoso granata, e soprannominato Harley Davidson, per la sua grande passione per note motociclette americane, arriva alla Juventus, a 29 anni suonati, nell’estate del 1995, dopo tanto girovagare tra i campi di provincia, in cui ha vestito anche le maglie di Cosenza, Pisa, Napoli, Genoa e Reggiana.

Pur sapendo di non essere una prima scelta, inizia la sua avventura bianconera con un grandissimo gruppo di calciatori tra cui ritrova anche quel Ciro Ferrara che era stato suo compagno di squadra ai tempi del Napoli. Nonostante la fortissima concorrenza nel reparto offensivo, si rende autore di un’ottima prima stagione con la maglia bianconera mettendo a segno 7 goal in 30 presenze sempre da subentrato, ma è l'anno successivo, dopo le cessioni di Vialli e Ravanelli, e nonostante gli arrivi di Amoruso, Boksic e Vieri, che riuscirà ad avere uno score ancora migliore, con 11 reti messe a segno, diventando di fatto quasi un titolare e conquistando la fiducia di Lippi.

Con Lippi si fa trovare pronto già contro il PSG in occasione della Supercoppa Europea, dove l’attaccante torinese si mette in mostra mettendo a segno una splendida doppietta che spalanca le porte alla propria squadra verso un’agevole vittoria.

Con 63 presenze e 18 reti in appena un biennio, riesce a entrare per sempre nella storia bianconera segnando gol molto spesso decisivi che gli permettono di sbloccare partite difficili nonostante l’immensa classe su cui poteva contare quella Juventus: è stato uno dei principali protagonisti nell’ultimo grande trionfo della Juventus in Champions League, realizzando il terzo rigore della cinquina vincente al termine della finale giocata contro l’Ajax all’Olimpico di Roma. Attaccante completo, forte fisicamente, veloce, dal sinistro potente e soprattutto con il “DNA” di chi ha fame di vittorie, malgrado la sua statura non altissima, mostrava un ottimo stacco di testa ed un sinistro quasi infallibile che non lasciava molto spesso scampo ai portieri avversari oltre ad essere un freddo cecchino dai tiri dal dischetto.

Ma quello che sembrava il preludio verso una lunga permanenza in bianconero, è destinato, invece, a prendere una brutta piega: nel marzo del 1997, quando Cesare Maldini, allora CT della Nazionale, lo convoca per disputare le partite contro la Moldavia e la Polonia in occasione delle qualificazioni per i mondiali del ‘98, nel tentativo di calciare un rigore in allenamento, scivola goffamente e il suo ginocchio fa improvvisamente crack: è per lui l’inizio di un lento e inesorabile declino.

Nonostante il brutto infortunio subito a metà stagione, con la sua grande tenacia, riesce a rientrare in tempo per giocare, in agosto, la Supercoppa Italiana contro il Vicenza di Guidolin, ma il ginocchio gli fa ancora troppo male per permettergli di rendere al massimo. A quel punto i dubbi sulla sua tenuta fisica oltre al folto rinnovamento che la Juventus, dopo un grandissimo ciclo di vittorie, stava per mettere in atto non lofavoriscono affatto: il 14 settembre del 1997 contro la Roma, fa la sua ultima apparizione in maglia bianconera e, poco dopo, viene ceduto per 5.5 miliardi di lire, in Inghilterra al Crystal Palace convinto dal suo ex compagno di squadra Attilio Lombardo.

In Premier League, tuttavia non tornerà mai più ai suoi livelli, giocando poco e male, imboccando un inevitabile viale del tramonto. Ci riprova in Francia, in una piccola apparizione al Metz dove, tuttavia, contribuisce a far raggiungere alla sua squadra un buon piazzamento in classifica prima di fare ritorno in Italia ed esattamente al Como del presidente Enrico Preziosi, in serie C1, dove giocherà pochissimo e segnerà appena due gol che contribuiranno comunque alla promozione in cadetteria dei lombardi.

Nel 2001 chiude una carriera da calciatore che forse avrebbe meritato maggior fortuna. Appesi gli scarpini al chiodo, si appresta a intraprendere la carriera da dirigente sportivo che, tuttavia, sarà costretto a interrompere poiché poco dopo verrà travolto da uno scandalo giudiziario che, solo pochi mesi fa, dopo diciassettenne anni da incubo, lo porteranno a dimostrare la sua totale innocenza: sarà, infatti, prosciolto da ogni accusa, nonostante oramai la sua immagine e la sua vita siano state praticamente rovinate.

 Poche persone gli sono state vicino in questi anni: una di queste è stata il compianto Gianluca Vialli, suo leader e capitano alla Juventus, campione vero e grande uomo che nessuno dimenticherà mai:

“Gli amici? Spariti quasi tutti. Non Gianluca Presicci che giocava con me a Cosenza, non Gianluca Vialli che era meraviglioso e mi ripeteva ‘Michi, non mollare un cazzo”.

Di Padovano oggi resta indelebile il ricordo di un biennio d'oro che lo ha reso protagonista di uno dei più grandi cicli della storia bianconera e che lo ha portato ad alzare al cielo l'ultima Champions League conquistata dalla Juventus, ma in cui è stato anche capace di vincere uno Scudetto, una Supercoppa Europea e una Supercoppa Italiana. I tifosi bianconeri non dimenticheranno mai quello che ha fatto e quello che ha dato con quella maglia e lo ringrazieranno per sempre e per questo gli fanno i migliori auguri affinché possa recuperare gli anni perduti, ingiustamente tolti, lottando sempre con la stessa grinta e ferocia con cui è riuscito a conquistare la Juventus e i suoi tifosi.

Ecco il suo appello: “Mi sono reinventato, prima ho preso un bar, poi un parco giochi per bambini ma il Covid ci ha fregato. Quando mi arrestarono, avevo 38 anni, ero un dirigente del calcio. Ora vorrei che attraverso il lavoro mi venisse restituito un po' di quello che ho perduto. Sono un uomo di campo e vorrei ricominciare da lì, va bene anche come magazziniere.”

Questa la storia di Michele Padovano, un campione innocente.

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