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SURAYA PAKZAD

Premio “DIRITTI UMANI E CIVILI”

Una vita vissuta con amore, uno di quelli capaci di commuovere, come solo i grandi amori sanno fare; di quelli che mescolano gioia a tristezza, generosità a violenza, altruismo a timore, nella convinzione di un domani accompagnato dal senso di estrema precarietà in cui, la sua terra, il suo Afghanistan, sopravvive anche se divenuto un campo di battaglia.

Ascoltare, parlare come lo fa una mamma, e Suraya lo è, con i suoi figli, mentre la guerra agita i rischi dell’immediato, con un estremo coraggio, che tenta di mitigare un quotidiano precario diffondendo fiducia in un futuro diverso.

Dal primo tentativo eroico, camminare al fianco del proprio uomo, è nata la prima sfida. Vissuta non certo per diminuire un’autorità, figlia di una condizione anacronistica, ma per recuperare un naturale istinto di eguaglianza.

Nel suo Afghanistan tormentato da conflitti ultra decennali, pensare o immaginare sogni è pressoché impossibile, In una terra dove le potenze mondiali giocano un confronto indiretto, dove una sabbia finissima ricopre, ma non cancella, materiali, divise ed estremismo religioso, Suraya ha portato la sua opera, avviata a piccoli passi, ma determinata.

E lo ha fatto con una opera sociale di convincimento che le è valsa l’apprezzamento mondiale, ma che per le sue donne, in patria, è la spinta a un cambiamento di vita, che sta dando già i suoi frutti.

Nel 2008 è onorata con il premio Women of Courage, ma è nella Voice of Women Organization, che dirige, che rammenta tutti i giorni che la conquista deve essere però difesa e diffusa.

Suraya sa che la sua persona è divenuta il bersaglio delle minacce di una religiosità malata e feroce, ma non per questo cede. Segue ogni giorno la vita della sua organizzazione visitando le case rifugio per donne e bambini che ha aperto con l’aiuto di 250 generosi collaboratori.

Assistenza fisica e psicologica viene riproposta proprio dove l’intolleranza diviene non più un fatto di violenza collettivo, ma tragicamente individuale.

Suraya, la professoressa, Suraya l’eroica anti talebani, Suraya la ascoltata alle Nazioni Unite, Suraya simbolo della metà del cielo di una nazione, ha dovuto patire in prima persona, nella sua casa, quella violenza che ha sempre combattuto e combatte.

Onore a te, splendida Lei di una terra dolce e martoriata che lotti per le ferite dell’animo di tutte le donne afgane.

A te Onore e Rispetto.

Testo di Giovanni Melani

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