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MARIA BASHIR

Categoria “Diritti umani”

Prima donna procuratrice generale in Afghanistan, una carriera costruita sul contrasto alla corruzione e agli oppressori delle donne, è l'unica donna a ricoprire una tale posizione nel paese a partire dal 2009. La nemica numero uno dei talebani, dai quali ha ricevuto minacce di morte e tentativi di omicidio.
Bashir è nata a Kabul, in una famiglia della borghesia afghana: “Mio padre Mohammad Bashir era direttore di banca, mia madre Shafiqa era laureata in letteratura. Kabul era molto bella negli anni ’70. Era una città internazionale, con un grande aeroporto e tanti turisti stranieri. I filobus erano guidati dalle donne, che spesso indossavano gonne corte. La mia famiglia era musulmana. Allora però non esisteva alcuna forma di radicalizzazione e di abuso politico dell’Islam”.
Maria Bashir, classe 1970, nel primo emirato islamico, prima del 2001, insegnava illegalmente alla figlia Yasaman e alle bambine del vicinato nella cantina di casa dopo che le fu imposto di lasciare il lavoro di Pm presso la procura generale. Nell'era post talebani, richiamata in servizio ad Herat, combatteva la corruzione e i crimini contro le donne come i matrimoni precoci e le violenze.
Maria è stata dal 2005 al 2014 procuratrice generale della provincia di Herat, da tempo immemore crocevia delle rotte commerciali tra Asia, Medio Oriente ed Europa.
Per quasi dieci anni ha esercitato la principale carica dell’ordinamento giudiziario in quella provincia. Nessuna donna lo aveva mai fatto. Nella sua vita pubblica si è spesa molto per l’educazione delle bambine e delle ragazze, suscitando anche per questo l’ira e la violenza degli islamisti più radicali. È abituata a gestire e a persuadere, a comandare e a combattere. La sua postura carismatica è ammorbidita dalla rotondità del volto e dai colori della camicia, dall’eleganza del velo e dal sorriso che talvolta erompe in mezzo ai suoi discorsi di tristezze e di speranze, piu tristezze che speranze in questo momento.

Nel 2007 furono gli Stati Uniti a garantirle la scorta, dopo che una bomba scoppiò nel giardino di casa, mentre i suoi figli erano dentro. Riconoscendo il suo lavoro, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti nel 2011 le ha riconosciuto l’International Women of Courage Award che viene assegnato ogni anno alle donne di tutto il mondo che hanno dimostrato leadership, coraggio, intraprendenza e disponibilità a sacrificare per gli altri, in particolare per una migliore promozione dei diritti delle donne, spesso a rischio per la propria vita.
Nello stesso anno la rivista Time l'ha inserita tra le 100 donne più influenti dell'anno.
Facile capire come Maria Bashir sia dovuto scappare dall'Afghanistan: il 9 settembre 2021 è arrivata in Italia dopo una fuga rocambolesca; a Fiumicino ad accoglierla c'era l'allora ministra alla Giustizia Marta Cartabia. Poche settimane dopo, a novembre, il capo dello Stato le concesse la cittadinanza italiana per meriti speciali.
Oggi Maria Bashir vive tra la Germania, dove i suoi due figli studiano, e l'Italia, dove con la Comunità di Sant'Egidio svolge un prezioso lavoro di accompagnamento e assistenza dei profughi afghani.

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