AL MAGISTRATO ANTI-MAFIA ANNAMARIA FRUSTACI IL PREMIO "IMPEGNO SOCIALE E CIVILE"

Conosciamo meglio AnnaMaria Frustaci, da oltre dieci anni magistrato del pool antimafia costituito da Nicola Gratteri a Catanzaro. Costretta a vivere da due anni sotto tutela per il processo alla ‘ndrina Soriano di Filandari e per quello Rinascita-Scott, il prossimo 24 novembre, a Castiglion Fiorentino riceverà il Premio Internazionale Semplicemente Donna nella categoria “Impegno sociale e civile”.

Quarantacinque anni, originaria di Sant’Andrea Apostolo dello Ionio, nasce in una famiglia semplice: unica famiglia femmina, tre fratelli, padre falegname e madre casalinga.

La scelta dell’università, per lei, non è stata ovvia, ma la sua determinazione nasce sui banchi di scuola, grazie a Gherardo Colombo. In visita al liceo classico di Catanzaro, per presentare un suo libro sulla legalità, l’uomo di Mani Pulite cambia, infatti, la vita della giovane studentessa «In quegli anni si sentiva parlare di magistratura in un certo modo. Grazie a figure di primo piano, c’era l’idea che fare il magistrato fosse un modo per incidere positivamente sulla realtà, per cambiare davvero le cose» racconta Annamaria.

Annamaria ha quattordici anni quando, nel 1992, le stragi di Capaci e di via D’Amelio sconvolgono l’Italia. «Dentro di me in quel momento è scattata una profonda ammirazione per il loro impegno di giustizia e la passione per questo lavoro. Non erano magistrati che pensavano alla loro fama, erano veri e propri esempi da seguire, e io volevo seguirli. Anche se la strada che percorrevano, era una strada pericolosa». Annamaria approda, quindi, a Pisa per frequentare l’università, pagandosi le rette grazie alle borse di studio  e laureandosi con il massimo dei voti. Per potersi permettere il concorso in magistratura, al praticantato in uno studio legale pisano, affianca altri due lavori in una gelateria e al centralino di un albergo.

Assegnata alla procura di Reggio Calabria nel 2012, raggiunge l’obiettivo di lavorare con uno dei punti di riferimento più importanti della magistratura requirente italiana, il procuratore Nicola Gratteri. E quando lui viene trasferito a Catanzaro, nel 2016, la chiama subito al suo fianco. Esperta delle complicate gerarchie di ‘ndrangheta e delle relazioni tra clan, comincia immediatamente, come tutta la squadra di Gratteri, a lavorare all’operazione Rinascita-Scott, con un bersaglio ambizioso: la potente famiglia Mancuso, il clan dominante nel Vibonese.

«Sono ritornata nella mia Calabria per battere i clan, vivo sotto scorta. L’amore, la famiglia, i figli e le amicizie possono attendere». E chi le domanda se ha paura, risponde: «Certo, è un sentimento naturale. So che il mio lavoro comporta dei rischi per tutti coloro che mi stanno accanto».

Nel 2023 esce il suo “La ragazza che voleva sconfiggere la mafia”, considerato, da critica e pubblico, un libro superbo. Un romanzo scritto con una leggerezza senza pari, ma dai toni forti, pieno di rabbia, di amore, di illusioni, di speranza e di ricordi personali.