ALL'ATTIVISTA IRANIANA PEGAH TASHAKKORI IL PREMIO SEMPLICEMENTE DONNA PER I "DIRITTI UMANI"

Conosciamo meglio Pegah Tashakkori, giovane attivista originaria di Teheran che lotta per dar voce agli imperdonabili orrori che stanno devastando gli uomini e le donne del suo paese. A Castiglion Fiorentino, il prossimo 24 novembre, la trentunenne iraniana riceverà il Premio Internazionale Semplicemente Donna per i “Diritti Umani”.

Studentessa, figlia unica e con una passione per il pianoforte e il basket: Pegah Tashakkori approda in Italia a ventisette anni per studiare Giurisprudenza a La Sapienza di Roma e conseguire un Master in Studi politici e sociali. Era il 2019 e da lì a poco sarebbe scoccata, in Iran, la scintilla della rivoluzione. Le proteste per il prezzo del petrolio e il famoso “novembre di sangue” sono state l’inizio di un percorso che si è concluso con la rivolta del settembre 2022: una protesta di popolo repressa dal regime con una strage inaudita che ha contato 1.500 persone uccise in due giorni.  

Con questa situazione davanti agli occhi, Pegah prende coscienza e, in lei, nasce l’urgenza di fare qualcosa, scrivere, farsi ascoltare. Inizia così a scrivere nei social attraverso il suo profilo Instagram e continua, anche e soprattutto, dopo l’omicidio di Masha Amini, quando la protesta è diventata più forte. Comincia, dunque a partecipare a tutte le manifestazioni; in particolare al sit-in di protesta e solidarietà in Campidoglio organizzato dalla Rete Kurdistan e da Amnesty International. Proprio in quell’occasione esplode in un grido profondo di rabbia attirando l’attenzione di manifestanti e giornalisti. “Ho la speranza che un giorno le donne del mio Paese possano sentire il vento fra i loro bei capelli, mentre una volta era un crimine” - ha urlato - “Sono fortunata a essere in Italia. Sono al sicuro. Tanti miei fratelli e sorelle iraniani non sono fortunati. Ma sono qua con la mia voce per loro”.       

Quel giorno ha anche confermato la violenza con cui sono state prese di mira le scuole “Purtroppo da tre mesi stanno attaccando le scuole con un gas chimico che si usa in guerra, è una vergogna. Una cosa imperdonabile. Il regime dice che non sa chi è dietro questi attacchi, però sa bene chi manifesta per strada e viene arrestato dopo due giorni, e dopo una settimana è giustiziato. Ma noi sappiamo chi c’è dietro questi attacchi. Il regime aveva paura delle ragazze e delle scuole, perché da lì è cominciata la rivoluzione».

”Non abbiate paura, restiamo unite. Donna, vita, libertà”: questa sua semplice frase racconta come le donne iraniane si stiano battendo contro la gestione patriarcale del loro corpo e degli spazi pubblici chiedendo non solo l’abolizione dell’obbligatorietà del’hijab, ma un diverso sistema di governo. Seppur le manifestazioni si siano acuite dopo la morte di Masha Amini, è da almeno quarant’anni che le donne iraniane sfidano le autorità e i loro apparati – come la polizia morale – lasciando scoperti diversi centimetri di capelli.